Passioni?




Bellezza di questa vita quella di poter godere delle bellissime falesie italiane, all’interno delle montagne, affacciate sul mare o in prossimità di itinerari ad elevato spessore paesaggistico.
Da un punto di vista singolare e privilegiato, l’arrampicata su roccia offre questa opportunità rivelandosi un’ottima occasione per incontrarci, apprezzandoci nelle capacità e nei valori.



Arrampicare in piena libertà e sicurezza si rivela un’opportunità per conoscerci meglio, scoprire i nostri limiti, le nostre debolezze, nella varietà delle situazioni contingenti, con un compagno di avventura, che apprezziamo mentre si muove e volteggia sulla roccia come impegnato in un kata, o mantenere la nostra condizione di sicurezza quando, alternandoci nei ruoli, progrediamo.



Progressione, termine usato per spiegare l’avanzare e il modo con cui si procede passaggio dopo passaggio su una parete rocciosa, in un senso più ampio, possiamo interpretarlo nell’accezione di ‘comprensione’, non soltanto del movimento, ma del miglioramento generale che ne consegue.




L’arrampicata è una di quelle cose che investe la nostra sfera personale: si deve essere pronti a cambiare le proprie abitudini, ad accettare le idee altrui (o perlomeno a considerarle), accettare consigli da chi ha più esperienza, adattarci a ciò che l’avventura prevede, migliorare la resistenza ad uno sforzo prolungato, nell’intensità e nell’arco temporale.



Godere di una fredda ma assolata giornata invernale o un caldo ma ombroso pomeriggio estivo certamente sono cose con cui apprezziamo questa vita all’aria aperta, il corpo ne giova, le mani che afferrano appigli affilati, svasati, si incastrano nei fori, le dita che sfruttano leggere rugosità e fori adatti a una o due di esse, i piedi che si appoggiano su terrazzini, cenge, crestine, che sfruttano l’aderenza della roccia, le gambe che flettono, si allungano, si stendono si caricano e si accovacciano, l’addome che ora si flette indietro ora in avanti poi di lato a cercare quella condizione di equilibrio utile a sfruttare meglio le nostre capacità.



Nel corso delle uscite in falesia le mani diventano un pochettino più ‘rudi’ e anche la nostra personalità, che ne viene investita, si tinge di quel fare pratico a cui poco si addicono moine ed espressioni inadatte a mantenere una certa dignità, nonché un’espressione naturale che dal volto ci accompagna nella quotidianità.
Personalmente posso dire di aver guadagnato (e non soltanto dall’arrampicata o dal vagabondare in montagna) un certo interesse verso l’attenzione alle cose, che allontana pian piano dai nostri pensieri, negatività ed inutili fardelli.




E così l’essere umano, con il pretesto di apprezzare quello che il pianeta verde ci ha messo a disposizione, tenta di ampliare la conoscenza cercando di limitare la propria ignoranza.

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